OGGETTO: SIAMO RICCHI MA NON SAPPIAMO COME SPENDERE I SOLDI!
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14 OTTOBRE 2019- “E’ questo il paradosso della Sicilia in materia di disabilità e non solo!” A denunciarlo il Presidente dell’Anffas Sicilia Pippo Giardina. “In particolare, spiega Giardina, la situazione riguarda migliaia
di famiglie che, devono convivere con un disabile grave e gravissimo,
affrontando ogni giorno, numerose avversità, dovute proprio alla
mancanza di servizi che, potrebbero notevolmente migliorare la loro vita”.
Pensiamo ad esempio all’assistenza domiciliare, al trasporto dei disabili
nelle scuole, solo per citare quelli più conosciuti. Tuttavia, questi servizi,
stentano a partire o sono mal ripartiti tra coloro che ne hanno un reale
bisogno, perché manca una seria programmazione. Ma, andiamo per
ordine, e torniamo alla questione iniziale, quella dei finanziamenti. La
mancanza di fondi è la scusa dietro quale da sempre, si trincerano tutti,
soprattutto i comuni, che lamentano, in continuazione, di non avere
risorse necessarie per rispondere alle esigenze dei cittadini, soprattutto
per quanto riguarda il terzo settore. Eppure, con dati alla mano, è
dimostrabile che le cose stanno in maniera diversa. “Ad oggi, dichiara il
Presidente dell’Anffas regionale, infatti sono stati assegnati ai 55 distretti
siciliani, in materia di disabilità, circa 120 milioni di euro che NON SONO
STATI SPESI”. Di questi, in particolare, 15 milioni di euro sono stati
assegnati dal 2016 per il Dopo di Noi. In particolare, proprio questi fondi,
se non si spenderanno entro dicembre verranno persi definitivamente e
lo stesso accadrà successivamente con le altre somme previste per
l’assistenza ai disabili. Una situazione davvero grave ed incresciosa che
necessita di essere denunciata ma soprattutto di essere affrontata e
risolta da chi di dovere. Ricordiamo che la Legge 112/16 sul Dopo di Noi,
prevede che, coloro che hanno una disabilità grave e non hanno più in
vita i genitori, o questi non sono in grado di poterli accudire, hanno la
possibilità di poter vivere in strutture private di tipo familiare dove poter
ricevere tutta l’assistenza necessaria. Questo per far capire quanto sia
importante dare delle risposte a questi genitori che, come e più degli altri,
vivono con preoccupazione la situazione di incertezza per il futuro dei
loro figli. Ci si chiede allora perché se le leggi ci sono, i fondi ci sono, si
deve rischiare di mandare tutto in fumo? Che cosa manca, in concreto,
per attuare la legge e spendere i fondi? “E’ necessario, dichiara il
Presidente Giardina, innanzitutto redigere il così detto PROGETTO DI VITA
che può essere definito la carta di identità del disabile. Da questo
documento, infatti, emergono i reali bisogni del disabile ed è possibile
individuare con chiarezza quale aiuto poter attivare per venire incontro
alle sue necessità e a quelle della famiglia”. La famiglia infatti nella
redazione del progetto di vita assume un ruolo fondamentale insieme al
comune e all’Asp, che sono i principali attori coinvolti. Loro infatti danno
vita all’UVMD ovvero l’unità di valutazione multidimensionale sulla
disabilità. Ma per fare ciò è necessario formare gli addetti ai lavori, in
primis gli assistenti sociali, e poi fornire personale alle Asp che, a quanto
pare, non riesce a sostenere il carico di lavoro. Insomma come sempre la
burocrazia blocca tutto ma questa volta in gioco c’è la vita di persone che
non possono difendersi da sole. Un’ultima cosa poi è necessario farla
venire alla luce. Forse non tutti sanno che, l’Assessorato alle Autonomie
Locali e Funzione pubblica, prevede che i Comuni devono spendere
almeno il 10% delle somme che vengono loro trasferite per l’assistenza ai
disabili gravi e non possono utilizzarlo per altro. Cosa che i Comuni non
fanno quasi mai… A questo punto non vogliamo aggiungere altro se non
la frase di un noto politico che diceva “a pensar male si fa peccato ma
spesso ci si azzecca”.
Mariacarmela Torchi
Tesserino N°133939